mercoledì 27 febbraio 2013

L'ESTREMA PUREZZA DI CLARA |ciclo di minulet terzo|

uno
Finite le ferie Clara cominciò l’indigestione. 
Le piazze della provincia hanno tutte lo stesso odore
e non è propriamente caglio di abete o limonata.
Dal carnevale, per tutta la durata del lustro, mi mascherai da pollo.
Questo rimedio mi permetteva di poter fissare Clara 
dritta negli occhi senza imbarazzarla.
Di bocca Clara se la cavava a dovere ed ancor più di gola, 
ma quel che la consacrava come la più folle trapezista del Circo, 
era la sua devozione agli attrezzi. 
Peccato che adesso possa solo raccontarlo, 
senza documentazioni filmate intendo.
Di Clara notai da subito due chiodi di carne 
che sporgevano austeri dal parapetto.
Una forma compiuta in equipollenza esatta dal becco.
Erano talmente nitidi che mi bucarono gli occhi
due
oltrepassandomi quel poco di uomo che avevo.
Così, perso ormai totalmente per la sua ferramenta,
abbandonai quel frammento ultimo di sentiero 
che mi legava ancora al passato
e liberai le mucose ad un palpabile pasto di ghiande.
Ogni sera finito il numero delle 23:00 
passavo a prendere Clara nella sua Roulotte.
Lei si faceva trovare pronta, in parte lubrificata, 
vestita di tutto quanto fosse consunto
e quindi stracciabile in una sola secca manovra.
Prendevamo la macchina scura di suo fratello, 
quella con le ventole potenziate.
"Me ammor, me ammor, sbatteme me ammor !"
Gridava Clara, scalpellinando il tettuccio con la punta del cranio.
Ed io di più, fino alla fine, 
tre
oltrepassavo i limiti normali dei miei tessuti,
altalenavo i suoi glutei che presi così a due mani 
divenivano coppe bollenti di sidro.
A me rimanevano le ultime parole, sorde e incompiute,
mentre Clara mi guardava dal basso della sua redenzione.
"T’amo me amor, sbatteme ancora"
Clara amava me e il mio prosecco.
Tutto lasciava presagire un rinnovato ciclo di Minulet 
vista anche l’efficacia delle ventole potenziate di suo fratello,
che rilevato l’amplesso, entravano automaticamente in contro fase
ristabilendo nell’abitacolo una respirazione accettabile.
Clara era pura e prossima alla beatificazione.
Faceva con me quello che la vita gli aveva insegnato 
senza impedire a nessuno di migliorarla.
Era così sacrale quel becco fermo e zitto in un smorfia d’orgasmo
stella
che avrei voluto vestirlo di una paresi.
"Dio! Non ti muovere Clara "
Masticavo in silenzio una vana speranza; lo stallo mandibolare.
Quando il Circo partì, volevo ancora bene a Clara 
e soprattutto ai suoi chiodi.
Arrivai nel piazzale che ormai ogni cosa era altrove.
Una macchina scura abbassò il finestrino.
Ne uscì una mano sudata 
che mi passò un piccolo talloncino di stoffa rosa.
Vi era scritto: - TI AMO ME AMMOR.
Ricordai per un attimo l’estrema purezza di Clara
e accompagnate al becco, le ventole potenziate di suo fratello.

martedì 26 febbraio 2013

EPILBLOCK |fede e diaspore nel terminare|

terminando e interminando tra sciacalli
Avessi un Tempo d'Impeto Timore
sarei sul posto in plancia 
con sette pugni stesi di manico 
e una pugnetta di cambusa.
Avessi Tombe d'Ebete Tremore
sarei su un treno ad allacciarmi lacci 
per due stivali pronti 
al cammino di dopo stazione.
Avessi Tarme d'Entimo Torpore
sarei già dove il nero svirgola 
punti e parole 
in disappunte strade di bianco.
 
Invece sono al buio di barlume
tra postulati sparsi d'un romanzo
un epilblock lontano
e un merito d'avere
che non ho.

lunedì 25 febbraio 2013

IMBUTO D'UNA BALENA |ancorante alla fame d'ormeggio|

preciprepuzziomevolmente
Ti confiderò un giorno di me
la luce che se ne va ridendo
in avamposti presi dal nemico.
Ti confiderò che sono normale
e che ciò che ti hanno detto sul mio conto
è solo dovuto al limite della razza.
Ti confiderò d’avere avuto sempre fretta e fame di te
che non sarei partito
se avessi avuto mani intorno al collo
e soprattutto voglia di ospitarle.
Ti confiderò che sono teso
che a tratti il nero avanza
ed io mi trovo bene
ma sento la balena farsi avanti.
Balena dei miei sogni
di fame ti ho nutrito
e non è ormai che rabbia la tua pancia.
 
Spingi le mani e avanza
verso il mio collo nudo
fai si ch’io sia morente
ma fuori dall’imbuto.

lunedì 11 febbraio 2013

D'AMORE,D'IMU E ABDICAZIONE |poesia grafica|

Sia benedetto Sia
l'attimo eretto in pena
quanto parere duole
l'anima al fil sottile.
Pudico impasto ostile
privo di scroti e schiena
ch'ogni devoto vuole
steso all'eucarestia.
Croce d'eretta via
d'ultima parca cena
che di parole sole
reca d'amor l'ovile.
Preso sarà il cortile
di sempiterna mole
droga da fuori vena
preda di malattia.
E la gendarmeria
trema di punta appena
cielo di capriole
in terra sia fucile
che ogni speranza regna
solo dov'è porcile.

CANZONE PER BLANCA |di nero ostinato seminante|

Blanca ed occhi
Di Nero Ostinato Seminante
sgusciati
chi sono i tuoi per dirmi
dove sei?
Sono i miei stessi Blanca
occhi sgusciati e sonno
dove son stato è posto
del passato.
 
Appeso a stilli d’uomo
Blanca il coraggio, il mio
che non ho avuto in dose
neanche di penna appena.
Blanca che muovi dentro
chi non ha mosso un passo
non è stato.
 
Io l’ho toccato il fondo
Blanca
e l’ho abitato
per ricordarmi d’esser tuo
non di nessuno.
 
Di pietra in pietra Blanca
la scala mi ha portato
e adesso vedo il cielo
più grande d’una noce.
 
E stremo Blanca il sangue
il seme che ti ho dato
qua cadono certezze
e lividi di fiori;
son quasi al primo metro
ma d’anima
son fuori.

mercoledì 6 febbraio 2013

AMAMI SENZA SPETTINARMI |in favore di un tempo|

In Assenza di Freddo

Mi ami senza ritegno, senza quesiti
a targhe alterne, per fasce di consumo.
Mi ami smodata e lasciva
di consuetudini cieche
di frasi,
di mani e saliva.
Mi ami sporco di fango
ma perfettamente pettinato
e ti aggrappi a me con due braccia smaniose
che annodano carezze tra i capelli.
Ti amo! Ti amo! 
Mi dici.....
Amami amore... 
ma per favore,
senza spettinarmi.
Mi ami in favore di un tempo
in cui Prima di dire un ti amo
avevamo già scopato tre volte,
mi ami in ricordo di giorni
dove il mio naso
aveva forma di uccello,
mi ami in assenza del freddo,
in sentenza di parti,
ch’avevan dato ed avuto litri d’orzata
senza mai dissetarsi.
Si dice che in amore
si finisce con l’amare anche i difetti.
Tu che mi ami,
amore mio,
hai imparato ad odiare i miei favori.

venerdì 1 febbraio 2013

PROMENADE |senza figli, senza sonno, senza amore|

Senza che Sonno venga
Trina marina la crema che tange la sera
ferro le ossa che d’ossido trema
vago il vagito giocare di figli lontani.
 
Posta è l’imposta del filo finestra terreno
stanza distesa celeste di cielo
lampade appese al proscenio d’una famiglia.
 
Sul muricciolo mi siedo com’ombra nel nero
quinta la strada, ora vedo d’amore il dovuto
seguo l’amore seduto d’un altro pensiero.